Archivio storico Lugano

Il carnevale di Lugano del 1904

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Il carnevale di Lugano del 1904

Il carnevale di Lugano del 1904

Una serie di cartoline illustrate conservate all’Archivio storico della Città di Lugano ritraggono alcune maschere del carnevale luganese del 1904. Queste fotografie, oltre a illustrare le celebrazioni carnascialesche di 101 anni fa, celano la storia di una dimenticata macchietta luganese: Giuseppe Rossi, detto Peppèna.

Il Pepèna al corteo mascherato del 1904

La didascalia della prima cartolina, “Partenza dal Villaggio Peppèna in via Peppèna Lugano di S.M. Carnevale I 1904 per il corteggio in città”, sembrerebbe suggerire luoghi e toponimi travestiti anch’essi, come le persone, per i giorni di carnevale. Peppèna, invece, non era un nome di fantasia, ma il nomignolo di un’allora conosciutissima figura luganese. Giuseppe Rossi (1861-1919), originario di Iseo, alla fine dell’Ottocento aveva creato un vero e proprio piccolo quartiere di Lugano nei pressi dell’attuale Via Luigi Lavizzari, chiamato popolarmente “Villaggio Peppena” e che trasmetteva il nome alla vicina strada, allora conosciuta anche come “Via Peppena”. Il Rossi fu attivo in diversi settori: dal 1896 fu titolare di una macelleria equina, gestì l’Osteria Peppena ed ebbe, con il figlio Augusto, un’apprezzata fabbrica di verticali e pianoforti meccanici (fondata nel 1889).

In questi ultimi tre giorni la baldoria fu generale; si cenò e si ballò un po’ dappertutto.

"Gazzetta ticinese", 17 febbraio 1904

Secondo i giornali del tempo, la fine del carnevale 1904 fu celebrata il 16 febbraio nel Villaggio Peppena con festeggiamenti straordinari. Giuseppe Rossi partecipò certamente anche al veglione mascherato a premi che si tenne al Teatro Apollo il giovedì grasso (11 febbraio), per il quale il comitato di polizia aveva piena facoltà “di non ammettere maschere non decenti”.
All’una di notte, sotto una pioggia di stelle filanti (“Il getto delle serpentine o così dette ‘stelle filanti’ sarà concesso da mezzanotte in avanti”), il nome dei vincitori fu proclamato da S.M. Sbroja. Le più belle maschere si aggiudicarono “una splendida guarnitura per cheminée (orologio e due candelabri) ed un’alzata”.
Il 17 febbraio la “Gazzetta ticinese” annunciò: “Il Carnevale è morto. Esso trapassò fra i canti, le grida, le urla che risuonarono per tutta la scorsa notte per le contrade della nostra città, ma passò senza che alcun grave incidente si avesse a deplorare. In questi ultimi tre giorni la baldoria fu generale; si cenò e si ballò un po’ dappertutto, dovunque con soddisfazione dei partecipanti”.

(Damiano Robbiani)