Archivio storico Lugano

Lo stemma di Lugano e le quattro lettere LVGA

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Lo stemma di Lugano e le quattro lettere LVGA

Lo stemma di Lugano e le quattro lettere LVGA

Tra le ipotesi sull’origine del nome Lugano vi sono le interpretazioni etimologiche basate su fonti letterarie antiche in cui si fa riferimento ai Gauni, supposti primi abitanti di Lugano in età romana. Come ebbe già a sottolineare il grande storico ticinese Emilio Motta, si tratta però di pure fantasticherie, scientificamente inaffidabili, che affascinarono non pochi verseggiatori luganesi che vagheggiarono sulla base di leggende e miti risalenti all’epoca delle invasioni celtro-galliche.

La più leggendaria e diffusa tra i Luganesi, inventata dal canonico Giovanni Torricelli (Orazioni sacre e dissertazioni storico-polemiche, Lugano 1838), che lega il significato del nome lugano a quello presunto delle lettere “LVGA” iscritte nello stemma della città, è quella secondo cui le quattro iniziali stiano per Legio Quinta Gauni Auxiliares, ovvero una supposta quinta legione di milizie ausiliarie del popolo dei Gauni a servizio delle colonie imperiali romane di stanza nei nostri antichi territori.

Motta ritenne “destituita d’ogni fondamento scientifico” questa credenza popolare a riguardo delle lettere LVGA, come pure Lurati (una pura “elucubrazione”). Tutti questi studiosi hanno definitivamente relegato nella leggenda il nome dei Gauni accostato allo stemma di Lugano. L’esperto di araldica Gastone Cambin senza mezzi termini parlò della storiella della quinta legione come di una “bizzarra supposizione”. Il compianto studioso spiegò infatti che le iniziali “LVGA” sono semplicemente l’abbreviazione del nome Lugano e che esiste qualche altro caso in cui il nome da inserire nello stemma deve essere abbreviato. A maggiore conferma portò l’esempio frequente delle scritte incise in certe monete in cui le ultime lettere sono omesse per difetto di spazio. Per lo stemma del borgo di Lugano – sostenne in conclusione Cambin – dovendolo distinguere da quello della Pieve, entrambi di rosso e alla croce d’argento, nell’arma del primo furono accantonate le quattro lettere iniziali del nome.

(Antonio Gili)