Maraini-Pandiani Adelaide

Date di esistenza
Luogo di nascita:
Milano
Data di nascita:
30.06.1836
Luogo di morte:
Roma
Data di morte:
24.3.1917
Attività e/o professione
Qualifica:
scultrice
Biografia / Storia
Figlia di Giovanni Pandiani e di Marianna De Gasperis, Adelaide Maraini-Pandiani è un caso singolare nel panorama artistico ticinese della seconda metà dell’Ottocento. Nata in una famiglia milanese di scultori (oltre al padre Giovanni, morto nel 1879, erano attivi in questo settore gli zii Innocente, scultore ornatista, Agostino e il figlio di questi Costantino), la giovane Adelaide, dopo un apprendistato nello studio paterno, frequentò probabilmente alcuni corsi presso l’Accademia di Brera a Milano. Nel 1862 sposò l’ingegnere e industriale ticinese Clemente Maraini, da cui ebbe due figli: Clemente, nel 1864, e Adelaide, nel 1868. Con il marito, vicino alla sinistra radicale, si trasferì a Roma, dove animò uno dei più vivaci salotti culturali della capitale italiana, frequentato, tra gli altri, dallo scrittore Carlo Dossi. Da Roma la scultrice non si allontanò più, anche se furono frequenti, specialmente durante il periodo estivo, i soggiorni nella splendida villa in «stile pompeiano» di Lugano, demolita in epoca recente. Dagli scarni dati biografici noti risulta che la scultrice fu particolarmente attiva tra il 1870 e il 1900, periodo al quale risale la maggior parte delle sue partecipazioni ad esposizioni: si ricorda, in particolare, la sua presenza all’Esposizione universale di Parigi del 1867, con la prima versione dell’opera Saffo, all’Esposizione nazionale di Brera del 1881 e del 1891, alle due manifestazioni luganesi del 1891 (Esposizione artistica svizzera) e del 1913 (Prima esposizione di Belle Arti della Svizzera italiana) e infine alle esposizioni nazionali svizzere del 1894 e del 1896. È probabile che dopo la morte del marito, avvenuta nel 1905, la sua attività artistica si sia progressivamente ridotta.

In mancanza di un inventario esaustivo delle sue opere, è difficile ricostruire il percorso artistico della scultrice: l’attuale conoscenza della sua produzione permette solamente un giudizio sommario. I busti di Romeo e Giulietta del 1880, conservati nel Museo civico di belle arti di Lugano, sono un ottimo esempio della sua maniera, caratterizzata da un tratto veristico di grande raffinatezza, ravvivato da una robusta vena scapigliata e ancora romantica. Nei due busti, eseguiti con notevole capacità tecnica, sono evidenti la propensione per un volume lineare e controllato, l’attenzione, di derivazione veristica, per il dettaglio raffinato e accurato, e l’accentuazione della preziosità del materiale. Queste linee di tendenza prendono corpo nelle sue due opere più conosciute: Saffo – un «frammento di marmo», come recita il catalogo dell’esposizione – presentata nel 1881 a Milano, raffigurante l’elegante busto della poetessa morta abbandonata alle onde, e Te Precor del 1883, un plastico e sensuale nudo di fanciulla che si aggrappa dolente e speranzosa ad un’erma. In queste due sculture, come nella monumentale Sposa dei cantici del 1881 (Lugano, Palazzo civico), emerge inoltre una profonda vena romantica, rettificata e esalata da un tratto accademico molto elegante.

Pur in un contesto culturale profondamente differente, la figura e l’arte di Adelaide Maraini, ticinese d’adozione, può essere avvicinata a quella della più conosciuta Adèle d’Affry, nota sotto lo pseudonimo di Marcello: entrambe di buona estrazione sociale, entrambe professioniste, a pieno titolo, in un settore artistico tradizionalmente riservato agli uomini, entrambe autrici di opere venate di un sottile romanticismo.
Fonte: Figlia di Giovanni Pandiani e di Marianna De Gasperis, Adelaide Maraini-Pandiani è un caso singolare nel panorama artistico ticinese della seconda metà dell’Ottocento. Nata in una famiglia milanese di scultori (oltre al padre Giovanni, morto nel 1879, erano attivi in questo settore gli zii Innocente, scultore ornatista, Agostino e il figlio di questi Costantino), la giovane Adelaide, dopo un apprendistato nello studio paterno, frequentò probabilmente alcuni corsi presso l’Accademia di Brera a Milano. Nel 1862 sposò l’ingegnere e industriale ticinese Clemente Maraini, da cui ebbe due figli: Clemente, nel 1864, e Adelaide, nel 1868. Con il marito, vicino alla sinistra radicale, si trasferì a Roma, dove animò uno dei più vivaci salotti culturali della capitale italiana, frequentato, tra gli altri, dallo scrittore Carlo Dossi. Da Roma la scultrice non si allontanò più, anche se furono frequenti, specialmente durante il periodo estivo, i soggiorni nella splendida villa in «stile pompeiano» di Lugano, demolita in epoca recente. Dagli scarni dati biografici noti risulta che la scultrice fu particolarmente attiva tra il 1870 e il 1900, periodo al quale risale la maggior parte delle sue partecipazioni ad esposizioni: si ricorda, in particolare, la sua presenza all’Esposizione universale di Parigi del 1867, con la prima versione dell’opera Saffo, all’Esposizione nazionale di Brera del 1881 e del 1891, alle due manifestazioni luganesi del 1891 (Esposizione artistica svizzera) e del 1913 (Prima esposizione di Belle Arti della Svizzera italiana) e infine alle esposizioni nazionali svizzere del 1894 e del 1896. È probabile che dopo la morte del marito, avvenuta nel 1905, la sua attività artistica si sia progressivamente ridotta.

In mancanza di un inventario esaustivo delle sue opere, è difficile ricostruire il percorso artistico della scultrice: l’attuale conoscenza della sua produzione permette solamente un giudizio sommario. I busti di Romeo e Giulietta del 1880, conservati nel Museo civico di belle arti di Lugano, sono un ottimo esempio della sua maniera, caratterizzata da un tratto veristico di grande raffinatezza, ravvivato da una robusta vena scapigliata e ancora romantica. Nei due busti, eseguiti con notevole capacità tecnica, sono evidenti la propensione per un volume lineare e controllato, l’attenzione, di derivazione veristica, per il dettaglio raffinato e accurato, e l’accentuazione della preziosità del materiale. Queste linee di tendenza prendono corpo nelle sue due opere più conosciute: Saffo – un «frammento di marmo», come recita il catalogo dell’esposizione – presentata nel 1881 a Milano, raffigurante l’elegante busto della poetessa morta abbandonata alle onde, e Te Precor del 1883, un plastico e sensuale nudo di fanciulla che si aggrappa dolente e speranzosa ad un’erma. In queste due sculture, come nella monumentale Sposa dei cantici del 1881 (Lugano, Palazzo civico), emerge inoltre una profonda vena romantica, rettificata e esalata da un tratto accademico molto elegante.

Pur in un contesto culturale profondamente differente, la figura e l’arte di Adelaide Maraini, ticinese d’adozione, può essere avvicinata a quella della più conosciuta Adèle d’Affry, nota sotto lo pseudonimo di Marcello: entrambe di buona estrazione sociale, entrambe professioniste, a pieno titolo, in un settore artistico tradizionalmente riservato agli uomini, entrambe autrici di opere venate di un sottile romanticismo.

fonte: https://www.sikart.ch/kuenstlerinnen.aspx?id=4031360&lng=it 

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